È Maurizio GUIDI che racconta …
Ho sempre saputo di essere stonato, ma la scuola, si sa, non perdona, in collegio poi, per di più a carattere militare, i canti corali non possono non esserci. E così Cadimare ebbe l’onore e l’onere di sentir le mie stecche. Il maestro di musica è un civile di La Spezia, si direbbe che, quando cammina, veda più con le orecchie che con gli occhi, le lenti degli occhiali sono così spesse che sembrano fondi di bottiglia ma credo e sono convinto che abbia, appunto, un buon orecchio, un grande amore per la musica e una discreta conoscenza. In quanto a insegnarla nutro però qualche dubbio.
Mi sembra di rivederlo, in una sala della palazzina alloggi, impegnato a disporci in riga, un po’ per altezza e un po’ per voce. L’impegno canoro sarà questa volta rivolto a una canzone molto in voga e magistralmente cantata, in televisione e alla radio, da Jonny Dorelli “carissimo Pinocchio”, il cui testo però, ho l’impressione sia molto incerto nella nostra memoria ma lui, il maestro, è così, dà sempre per scontato che ne abbiamo già un’idea e prosegue da lì, che siano parole ma anche note, vagamente incontrate nelle ore di lezione alle medie.
Con un gesto delle braccia dà l’avvio e, l’andamento non sarebbe nemmeno troppo cantilenante senonché, dopo alcune strofe, intima l’alt.
<<Tu! Zitto!>> e indica con il dito in una direzione e con lo sguardo da un’altra parte. Momento di profonda incertezza sdrammatizzato da risolini soffocati a stento da qualcuno dei più grandi. Il problema è di difficile soluzione. Gli occhiali spessi e lo sguardo che sembra assorto in pensieri stellari visto che il mento appare sempre rivolto verso l’alto, probabilmente sono segni che indicano un piuttosto accentuato strabismo, quindi il “tu” sarà rivolto all’allievo indicato dal dito o dal mento? Ma un’altra questione insorge a complicare ulteriormente le cose. Sì, sicuramente qualcuno ha stonato, ma altrettanto sicuro è che un altro ha, non certo per errore, cambiato la “P” con la “F” e in tal caso la doppia indicazione sarebbe non effetto di strabismo ma bensì del prodigioso orecchio del musicista. Fatto sta che nell’impossibilità di risolvere l’enigma, saranno in due a tacere, la F continuerà a sentirsi e il maestro, per non suscitare ilarità, farà finta di niente nella speranza che durante il concerto ufficiale la P torni nei ranghi. Ah, dimenticavo, io, visto che le mie stonature, questa volta, non sono state avvertite, continuerò a cantare a bassa voce.
Non si può dire che in collegio manchino le attività e sicuramente lo sport fa da padrone nell’occupazione del nostro tempo libero che definirei piuttosto agonistico, sia che si tratti di partecipare a gare più o meno importanti, comprese nel perimetro del “Maddalena” che esterne a carattere provinciale. Infatti, è con la pallacanestro che prendo la prima rivincita in campo, si fa per dire, musicale. Bisogna giocarci a basket per capire quanto il tempo sia fondamentale.
Il tum tum tum del palleggio lento alla ricerca di un passaggio che attraversi le file avversarie si contrappone al tu-tu veloce e sgusciante che si conclude con un tum! Braccia in alto a lanciare la palla dentro il canestro come nel mitico “terzo tempo”. Juniores e Seniores, due belle squadre dirette dal professor Fiori, un bravo e paziente allenatore che, pur non avendo un fisico da grande ex giocatore, probabilmente non lo era mai stato, si dimostra sempre capace di suggerire strategie vincenti. Conservo una foto dove si vede al centro, sotto il cesto, un gigante, che sarebbe Vendramin il pivot, contornato dal resto della squadra che a confronto, sebbene di altezza non trascurabile sembriamo pulcini attorno alla chioccia. Bozzoni, D’Angelo, Magrini, Zampella … sono scattanti attaccanti, testa alta a fissare l’obbiettivo e mani che velocemente e non viste riescono a controllare gli slalom verso il canestro con un netto terzo tempo o un passaggio volante a Vendramin se è riuscito a piazzarsi. Togliere la palla all’avversario durante il palleggio o balzare in alto a parare il tiro facendo attenzione a non peccare di ostruzionismo è il compito del difensore e anche qui la scelta del tempo è fondamentale. Ricordo una difficile partita a Pontremoli, la squadra locale è in leggero vantaggio e il Maresciallo che ci ha accompagnato mi si avvicina dicendo che dovrei entrare io ma, che dire, le decisioni spettano al Fiori. In effetti dopo poco mi dice di prepararmi per andare in campo. Non che fossi un campione, a volte in campo dimostravo una certa grinta da difensore, un po’ per il mio fisico, un po’ perché con mia grande soddisfazione, riscattando le stonature nel canto corale, qui riuscivo ad andare a tempo. Per la verità devo dire che tanti e ben piazzati sono stati gli attacchi dell’avversario e che non sempre la difesa è riuscita pulita, e alla fine vengo espulso per cinque falli. Però la partita l’abbiamo vinta e anche il campionato, l’O.N.F.A. è forte e temuta e non solo nel Basket, forse anche per merito della disponibilità di attrezzature sportive che abbiamo in collegio.
Anche il maestro di musica dovrà capire che, se le mie corde vocali se ne vanno a spasso un po’ dove gli pare, in realtà ho una cognizione del tempo abbastanza corretta tanto è vero che è lui a scegliermi come uno dei sei tamburi che precedono i tamburini, nella sfilata del 28 marzo a Roma all’Altare della Patria, il cui compito è proprio quello di sottolineare il tempo della marcia.
Mi piace andare alla sfilata di Roma, senti l’essenza della squadra, a partire dal più piccolo di noi, ai Marescialli, agli Ufficiali fino al Colonnello e la Guardarobiera. Il Colonnello Torazzi è, come sempre, molto cordiale e in parte si spoglia dell’atteggiamento da Comandante che mostra, ma non sempre, a Cadimare, sembra, ma sicuramente lo è, orgoglioso di mostrarci ai colleghi in una delle vetrine istituzionali, credo più importanti, dell’Aeronautica Militare. Poi il passaggio della PAN, quel rombo non te lo dimentichi e ti accompagnerà fino a casa. Si, casa, casa collegio e casa casa perché non vedi l’ora di dirlo a casa.
D’istinto mi trovai a volare in alto, molto in alto nella gara di atletica in collegio, saltavo all’italiana, non so perché lo chiamassero così, credo che in ogni parte del mondo, il modo più ingenuo e più spontaneo di affrontare un ostacolo sia quello di mettersi di fronte, prendere una rincorsa e saltare perpendicolarmente all’asta. Medaglia d’oro e tante speranze, il più valido avversario nella gara mi sembra si chiamasse Monterosso e usava la stessa tecnica. Due anni più tardi, divento un “esterno”, in collegio c’è solo l’I.T.I., per le altre scuole superiori si deve andare a La Spezia, io sono iscritto al liceo scientifico Pacinotti ed è lì che il prof. di educazione fisica scopre il mio talento e mi inizia alla nuova tecnica di salto.
Scavalcamento o ventrale, la tecnica del grande Valerij Brumel. Una vera danza verso l’alto: una serie di passi a formare un leggero arco quindi un improvviso stop agevolato dalla scarpa chiodata e trasformazione della spinta orizzontale in verticale.
E così il proff. mi indica l’estrema precisione dei passi in velocità progressiva tipo allegretto ma non troppo, quindi STOP e allargando a superare lassù, la sbarra. Quante stonature prima di raggiungere un risultato accettabile, comunque, ai campionati studenteschi me la cavai con una medaglia d’argento. Conservo un nitido ricordo di quella gara. Cinque passi a curvare leggermente verso l’asta poi uno stop piantando, con rabbia, i chiodi della scarpa sinistra nella terra rossa e su, lo slancio della gamba destra verso il cielo a superare la sbarra e formare un looping che con un colpo di reni termina poi di nuovo a terra sul materasso al di là dell’ostacolo.
In quegli istanti sentii come di avere due identità. Ero entrato a far parte della squadra del liceo Pacinotti con i colori amaranto ma nello stesso tempo ero e rimanevo un Onfino e ne ho la prova, qui davanti, ho la foto di quel salto, scattata da un Maresciallo di cui non ricordo il nome ma gli sono riconoscente per aver pensato bene di documentare la prestazione atletica di un allievo del “Maddalena” anche se con colori diversi. Anche lui a tempo.