È Giulio MARTUCCI che racconta …
Arrivai all'”Umberto Maddalena” a S. Pietro di Gorizia il due agosto del 1938.
Mi fu assegnato il numero di matricola nº 16.
Insieme con me c’erano altri sei ragazzi provenienti dal “Baracca” tutti più grandi di me.
Viaggiammo fino a Padova insieme con altri allievi e allieve dirette a Lorenzago, la sede di montagna, e poi da Padova a S. Pietro ci accompagnò un Sottufficiale inviato dal “Maddalena”.
Quando arrivammo, ci accolse il Direttore Ten. Col. V. Ferrante con molto garbo e direi con tanto affetto. Ero dispiaciuto per essermi separato dal mio gemello Camillo, da mia sorella Luciana e dalla mamma che erano rimasti a Loreto. Ero orgoglioso di aver superato con un anno di anticipo l’esame di quinta elementare, e contento di stare insieme ai compagni di Loreto.
Fui alloggiato nel nuovo edificio, che era stato appena completato, e fui assegnato alla terza squadra, quella dei più piccoli d’età. I più grandi ci avevano battezzato i piscioni, e a me avevano imposto il nome di Peppetto.
Mi presero subito a benvolere ed essendo il più piccolo di età e di statura mi proteggevano. Sin dal primo giorno del mio arrivo al “Maddalena” di Gorizia, conservo un bel ricordo che ancora oggi rivivo con piacere e dolcezza.
Gli allievi più piccoli frequentavano le scuole interne dell’istituto, mentre i più grandi andavano a quelle esterne in città a Gorizia, ogni mattina li accompagnava il pulmino dell’Aeronautica.
Ciascun allievo aveva tre divise: due per casa e una per andare a scuola con una mantella e la bustina. Per la libera uscita e le cerimonie, ognuno di noi disponeva di una bellissima divisa identica a quella utilizzata dagli allievi dell’Accademia Aeronautica, portavamo lo spadino (identico a quello che avevano gli allievi accademisti di Esercito, Marina e Aeronautica), che ci erano stati regalati dalla Regia Accademia Aeronautica. Le scarpe in dotazione erano: due paia basse nere, un paio da ginnastica e un paio di scarponi chiodati per la montagna.
Infine, il collegio disponeva di 50 biciclette “Torpado”, donate da un benefattore e utilizzate per le gite domenicali nelle campagne vicino a S. Pietro; anche in estate restavano a disposizione degli allievi nella colonia di Monguelfo, ove venivano trasferite.
Il nuovo edificio, da poco disponibile, era molto grande e si componeva di tre piani: il piano terra era adibito a mensa, cucine, guardaroba, sala giochi, cinema e palestra; al primo piano c’erano le aule studio e celle per le punizioni; nel secondo piano erano sistemate le camerate. Intorno c’era un grande piazzale per l’istruzione militare e un autoreparto con un piano adibito a camerate per i militari. Gli allievi, superati i diciassette anni, prendevano le stellette e periodicamente si esercitavano a sparare con il moschetto.
Tra gli eventi storici da menzionare ci fu, agli inizi del 1943, la visita di Benito Mussolini all’aeroporto di Gorizia. Dopo un breve discorso per ricordare il ventennale dell’Aeronautica, passò in rassegna gli allievi intervenuti in aeroporto insieme a numerosi Avieri e Piloti.
Subito dopo l’otto settembre, a seguito dei noti avvenimenti bellici, quando il collegio contava quasi 200 allievi, fummo costretti a fuggire da S. Pietro di Gorizia abbandonando così l’istituto.