È Nicola GENOVESE che racconta …
I “soliti noti” avevano trovato nella parte posteriore esterna del collegio, a circa duecento metri di distanza, una una recinzione al di là della quale, nel cortile interno, facevano ricreazione le ragazze di un collegio femminile.
Si aprirono un passaggio nella siepe e richiamarono l’attenzione di alcune tra le più grandi che stavano chiacchierando vicino alla recinzione.
Erano sole …!! Tristi … fuori da un mondo che ogni giorno sognavano.
Fu facile fare conoscenza.
Seguirono i complimenti, le battute spiritose, le allusioni e qualche tentativo di approccio con l’azione di mani audaci e impertinenti.
La ricreazione delle ragazze stava per finire e dopo aver fissato un appuntamento clandestino per la sera, si salutarono.
I “soliti noti”, da “bravi maschietti” erano particolarmente sensibili al fascino femminile, come d’altronde anche i loro compagni; era accaduto più di una volta che alcune riviste spinte fossero state sequestrate e bruciate dagli attenti e inflessibili Istitutori.
I “nostri” erano anche intraprendenti e quindi quella sera, con la complicità dei compagni di camerata, sistemarono dei cuscini sotto le coperte nei loro letti, in modo che sembrassero sagome di allievi profondamente addormentati.
Fortunatamente, in quel periodo, l’Istitutore era un Allievo Militare tra i più anziani, che si addormentava presto.
Aveva il sonno profondo e russava.
Muniti di lampadine tascabili, scavalcarono il muro di recinzione e si avvicinarono alla siepe, dove in precedenza avevano già preparato un passaggio occultandolo con dei rami tagliati altrove.
Le ragazze, eleganti per l’occasione con un gonnellino tipo “tenniste”, erano già arrivate e un gradevole profumo aleggiava nell’aria.
Dopo i saluti e qualche frase di circostanza, lentamente l’atmosfera iniziò a surriscaldarsi rendendo interessante la situazione e facendo volgere al meglio la serata; le parole andarono affievolendosi sempre più fino a quando, ormai superflue, lasciarono il campo libero a fruscii, sussurri e sospiri soffocati.
Non staremo adesso a indugiare sui particolari del piacevole incontro, ma possiamo comunque affermare che anche le ragazze mostravano di essere sensibili al fascino … (questa volta “maschile”) e quella “libera uscita” clandestina si stava rivelando … un vero successo.
Il tempo era trascorso “non invano” ma inesorabile e sia le ragazze, come i ragazzi, dovettero tornare dentro le mura dei loro istituti.
Fortunatamente tutto andò liscio.
Con il gradimento degli uni e delle altre, la storia andò avanti ancora per tre giorni fino a quando una sera, durante l’ormai quasi consueto incontro, all’improvviso si accesero i fari del piazzale.
Di corsa le fanciulle scapparono e la stessa cosa fecero i nostri ragazzi.
Purtroppo uno dei “soliti noti”, nella fuga perse la bustina che aveva in tasca e questa fu trovata dalla madre superiora che era accorsa nel piazzale.
Sicuramente, una compagna delle tre ragazze aveva fatto la spia e così “il piacevole diversivo” era terminato.
Ma non finì la storia che ebbe il suo epilogo.
In possesso del “corpo del reato”, la madre superiora si recò dal Direttore del “Maddalena” a raccontargli quanto era accaduto.
Non poteva certo fare una denuncia … ci avrebbe rimesso il buon nome del suo collegio.
Mostrò la bustina che riportava il codice del suo proprietario e il Comandante capì subito che era … e chi erano … i suoi degni compari!
Assicurò alla madre superiora che i responsabili sarebbero stati puniti ed episodi analoghi non sarebbero mai più accaduti, promettendole anche il massimo riserbo nell’interesse delle due Istituzioni, come da lei richiesto.
L’immagine della copertina del libro, riprodotta in questo articolo, è stata realizzata da Luigi Polidori, ex allievo ONFA.