È Alberto Luigi CONTI che racconta …
C’era una volta, nell’ottobre del 1934, un bambino di 10 anni, che per convenzione chiameremo col suo quarto nome di battesimo, Ernesto.
Entra in collegio a Gorizia senza rendersi conto di essere il più giovane di tutti gli allievi, poco più di trenta. Aveva altro a cui pensare, col magone del distacco dalla mamma, che provocava qualche lacrimuccia da celare il più possibile, l’impatto con i nuovi compagni, alcuni dei quali non si dimostravano molto amichevoli e poi usavano certe parolacce a cui non era certo abituato, per non parlare dell’emozionantissimo ingresso nella nuova scuola, il regio ginnasio liceo Vittorio Emanuele III e nella classe VS. Ernesto era in ritardo perché le lezioni erano iniziate già da una settimana; la professoressa lo fa sedere nell’unico posto libero nello stesso banco di Ginevra, una rosea e bionda bambina che per fortuna lo mette subito a suo agio.
Comunque, in quel primo anno di collegio Ernesto ha vissuto almeno due momenti belli che desidero raccontarvi. Eravamo ormai nella primavera avanzata, quando l’istitutore chiama Ernesto nel primo pomeriggio di una bella giornata di sole, per dirgli che deve andare dal comandante del collegio, maggiore Miglia. Ernesto, un po’ preoccupato, si sente dire dal comandante sorridente: “Devo andare a Trieste con l’automobile, vuoi farmi compagnia?”.
Detto fatto, con grande gioia Ernesto si accomoda accanto al guidatore in una bella Lancia sportiva e via a tutta velocità (addirittura anche a cento all’ora) per la bella strada sinuosa che passa per Merna, Doberdò, Duino, Sistiana, il castello di Miramare, per arrivare proprio in piazza dell’Unità a Trieste.
A piedi i due viaggiatori entrano nel Caffè degli Specchi, dove Ernesto si gusta una buonissima cioccolata calda e attende che il comandante sbrighi alcune sue faccende. Intanto si guarda intorno e osserva i pochi clienti, distinti signori intenti nella lettura dei giornali, che sono sostenuti da strani telaietti di legno, con manico, che peraltro aveva già visto al caffè Garibaldi a Gorizia, dove si concludevano sempre, le giornate mensili di libera uscita con la mamma. Al ritorno del Comandante, poi si riparte per la stessa strada e si ritorna a casa prima che faccia buio. Quale memorabile giornata è stata per Ernesto, che però non ricorda più se l’ha raccontata in giro oppure se l’è tenuta tutta per sé. L’altra giornata memorabile di quel primo anno e capitata in settembre, quando si è saputo che per la premiazione degli allievi più meritevoli sarebbe venuto addirittura il Duca d’Aosta. Ernesto era nell’elenco dei premiandi, anzi era il più piccolo e con la media scolastica più elevata!
In effetti si trattava solo di una media di poco superiore al sette, ma tanto bastava per stabilire un primato in quel contesto. Dunque, arriva il grande giorno e tutti gli allievi, in perfetta alta uniforme, sono schierati sul campo sportivo, con i rispettivi istitutori. Ecco che dalla villa Coronini esce il corteo di ufficiali dell’Aeronautica che accompagna l’altissimo Duca d’Aosta, in divisa di generale.
Era così’ sorridente e gentile che Ernesto si sentì’ subito a suo agio, anche quando fu chiamato per ricevere direttamente da Sua Altezza le sue prime Cifre Reali (VE) d’argento, oltre alla stretta di mano, per la quale Ernesto ebbe l’indebito privilegio di vedere un membro della Casa Reale chinarsi verso di lui.
In fin dei conti, quel primo anno scolastico lontano da casa e dalla mamma, non era andato male per Ernesto, che aveva imparato tante cose e poteva portarsi dietro per tutta la vita il ricordo di quelle due meravigliose giornate.