È Luigi PENSO che racconta …
Eravamo rientra ti da Monguelfo in piena salute dopo un periodo di vacanze, adesso l’unico pensiero era quello dell’inizio del nuovo anno scolastico.
Avrei frequentato il primo liceo classico ed avrei rivisto i compagni della famosa 5ª e le carissime compagne.
In luglio era caduto il Governo, ma a sedici anni il mio interesse politico era quasi zero.
Quel giorno dopo un allenamento di tennis, mi stavo dirigendo verso gli alloggi della 1ª squadra. Passavo accanto alla cucina e il cuoco mi chiamò chiedendomi di aiutarlo a preparare i secondi poiché era rimasto solo; poco dopo sentii un forte rumore provenire dalla sala mensa. Era un uomo alto, armato di fucile che stava sfondando una porta finestra. Fu così che vidi il mio primo “partigiano di Tito”.
Corsi verso il fronte del fabbricato e vidi che i miei compagni più giovani venivano fatti salire su due pullman. Capii subito cosa stava succedendo! Tornai in cucina e con l’aiuto del cuoco e dell’autista, caricammo sul camion usato per la spesa tutto ciò che ci fu possibile prelevare dalla cambusa, già assalita dalle donne slave del paese. Uscimmo dal cancello della Villa Coronini e partimmo in direzione Udine.
I pullman con i ragazzi ci seguivano. Passata la città senza alcun problema, arrivammo al deposito carburanti di Comina e qui trovammo il Comandante Osvaldo Deppiero, ex allievo ONFA, ci fece fare il rifornimento del mezzo e ci fornì alcuni fusti di riserva.
Ripartimmo in direzione sud, sino ad Oderzo, ove ci fermammo in un collegio di Ecclesiastici, libero per le ferie scolastiche. Per la cena utilizzammo dei viveri che avevamo caricato sul “camion della spesa”. I più giovani dormirono sulle brande spoglie dei letti a castello, mentre gli altri si sistemarono su dei giacigli di paglia nel corridoio al piano terra.
Il giorno dopo, all’alba, il Comandante impartì un ordine ben preciso: «Noi accompagniamo i più piccoli a Loreto, Voi più grandi organizzatevi per raggiungere le vostre famiglie».
Qui le nostre strade e storie si divisero. Io presi il treno “Oderzo-Venezia”, salendo sul vagone postale e non su quello viaggiatori. Arrivato a Mestre assisto al vero “otto settembre 1943”. Un soldato tedesco si affaccia alla porta scorrevole del vagone postale, fortunatamente sie ne va via , ed io dal vano semi aperto, vedo spingere tanta gente verso i carri merci, gente ignara del destino che i Tedeschi stavano loro riservando.