È Nicola GENOVESE che racconta …
Il pomeriggio era dedicato allo studio in aule con tavoli singoli. Erano suddivise per tipologia di studi.
Coloro che frequentavano il liceo classico e scientifico in un’aula, gli altri che frequentavano ragioneria, geometra e istituto tecnico industriale in un’altra più grande della prima.
Ogni sabato era prevista la doccia e il cambio della biancheria che ci veniva consegnata in un sacchetto di stoffa con un codice numerico identificativo e un asciugamano grande.
Mettevamo quest’ultimo legato intorno alla vita e nudi ci avviavamo alle locali docce, situate all’ultimo piano nella zona del seminario. Procedevamo per squadre come in un pellegrinaggio.
Se a volte incrociavamo in senso contrario i seminaristi qualcuno lasciava cadere all’improvviso l’asciugamano, con dei “mugugni” da parte dei loro accompagnatori, e fragorose risate da parte di noi compagni.
L’acqua delle docce faceva sempre dei capricci: o troppo calda o troppo fredda … a volte cessava di scorrere del tutto lasciandoci ancora insaponati.
Anche questi sono rimasti ricordi di un tempo che fu …!!
Nei primi anni il vitto lasciava molto a desiderare. Era sempre il solito … uova … e polpette … che se le davi ai gatti le rifiutavano.
Un giorno tutti quanti facemmo lo sciopero della fame e ponemmo su tutti i tavoli pile di polpette sistemate a piramide. In cima, un cartellino con la scritta “BASTA!”
In quel periodo di fame, attraverso un’apertura d’aria posta a livello delle celle situate sotto la sala mensa, alcuni tra i soliti “noti” entrarono carponi fino al magazzino viveri.
Tirarono fuori una fila di salsicce e ogni altro ben di Dio, insieme a due prosciutti. Con pazienza li vuotarono e li riempirono con dei giornali chiudendo la parte esterna con gli occhielli metallici tolti agli scarponi.
Ci fu da mangiare per tutti e nelle camerate la sera fu una grande festa.
Non appena il Maresciallo addetto alla mensa se ne accorse successe il putiferio.
L’indagine per trovare i colpevoli fu affidata ad uno specialista: il M.llo Franceschini detto “Petrotappo-funghetto”, ma non si seppe mai chi fossero stati gli autori.
Il fatto fu portato a conoscenza della sede dell’ONFA che inviò da Roma un Ufficiale per verificare cosa fosse successo.
Fatto sta, che nei giorni che seguirono, il vitto migliorò sia nella quantità sia nella qualità.