Mi capita di pensare spesso ai tempi trascorsi e soprattutto alle persone con cui ho condiviso il mio percorso di vita, persone dalle quali ho ricevuto tanto da ogni punto di vista, umano e morale. Tra queste sicuramente Giulio Ledda, una straordinaria persona dai sani principi che è stato un riferimento fondamentale nella attività del collegio e soprattutto nella crescita di tanti ragazzi che ha saputo aiutare ed indirizzare nel comportamento. Di lui ricordo le passeggiate del mattino con annessa alza bandiera alla quale partecipavamo da spettatori interessati.
L’ora prima dell’inizio lavori è stata meravigliosa perché in essa, oltre al caffè obbligatorio, trovavamo il modo di analizzare il da farsi e soprattutto parlavamo di cose importanti da fare per aiutare i ragazzi. Potrei utilizzare un sacco di aggettivi per spiegare chi fosse veramente Giulio Ledda detto “Kado” per un particolare intercalare del suo parlare.
Serio, severo con lo sguardo burbero ma non cattivo, generoso, altruista, leale, onesto in tutti i sensi ma soprattutto amava il suo lavoro e l’attività di educatore. E’ stato vicino a tanti ragazzi, ha svolto il suo lavoro diventandone una pedina fondamentale, ha visto crescere e formarsi tanti allievi molti dei quali diventati poi ufficiali e chi, come me lo ha trovato come collaboratore può dire di essere stato sicuramente fortunato per aver tratto da lui moltissimi insegnamenti. Ho trascorso con lui veramente tanto tempo e questo per me è stato veramente bello, grazie Giulio.
– Francesco Balestrino –
Ho conservato un bellissimo ricordo di Giulio Ledda, soprattutto per la sua capacità di relazionarsi con noi allievi in funzione delle circostanze. A prima vista, poteva sembrare una persona burbera e sempre arrabbiata, ma quando ci si confrontava e si imparava a conoscerlo, si scoprivano le doti umane, la sua grande passione per il lavoro che svolgeva e, soprattutto, l’affetto per i suoi allievi. Aveva un carisma naturale, infatti quando veniva lui a svegliarci, nessuno si attardava sulla branda, si scattava fuori dal letto, eppure non aveva bisogno di punire per farsi rispettare, lo rispettavamo per la persona che si dimostrava con noi. Ricordo che una sera, io e un altro onfino rientrammo in ritardo dalla libera uscita, pensavamo di averla passata liscia, quando, sulle scale apparve Giulio, abbiamo pensato: “ecco, ora andiamo in cella”, lui ci fa segno di andargli incontro e poi parte con un cazziatone da spettinarci, sembrava arrabbiatissimo. Finita la cazziata, ci dice di aspettare sulle scale e che sarebbe tornato subito. Noi eravamo sempre più convinti che la serata sarebbe finita in cella e lo attendevamo con una certa trepidazione. Qualche minuto dopo, lo vediamo arrivare con 2 sacchetti e con tono non più burbero ci dice: “mi ero accorto che non eravate in mensa, ho capito che sareste rientrati in ritardo e vi ho fatto preparare i panini, perché alla vostra età, oltre ad andare a cercare le ragazze, dovete mangiare”, poi, di nuovo con tono burbero:” la prossima volta avvisate se sapete di arrivare in ritardo”.
Mi è capitato più volte di parlare con lui di vari argomenti, mi rimase impressa una sua frase, a proposito di una chiacchierata che facemmo su l’argomento che un adolescente preferisce: le ragazze. Si parlava di che tipo di ragazza potesse piacerci e, naturalmente, usciva una sola preferenza: deve essere bella. A questo punto, Giulio disse la frase che non ho mai scordato: “ricordatevi che quando il fiore invecchia, vi resta la zucca, quindi se voi avete scelto solo in base alla bellezza e niente altro, quando questa sfiorisce, non vi resta nulla di cui parlare, se invece scegliete anche in base all’intelligenza, alla capacità di confrontarsi, avrete sempre una persona con la quale parlare anche nella vecchiaia”.
All’inizio non ho dato molto peso a quelle parole, la vecchiaia era molto lontana allora, però erano rimaste nella mente e, senza accorgermene, ho fatto mio il suo pensiero. Ogni istitutore aveva le sue caratteristiche, alcuni per l’età più vicina alla nostra avevano un comportamento più amichevole, altri erano più severi, Giulio, malgrado la differenza di età, riusciva ad essere amichevole pur mantenendo il suo fare burbero che gli consentiva di farsi rispettare e al tempo stesso apprezzare dagli allievi.
– Gigi Medas –