È Paolo GIARETTA che racconta …
La sera, prima di dormire, era una corsa contro il tempo per le abluzioni e la preparazione per la notte, e per quella fretta c’era un motivo importante: i racconti del nostro Istitutore Maresciallo Lo Castro. In quegli anni la televisione era agli esordi e, naturalmente nessuno di noi ne avvertiva la mancanza, le alternative potevano essere i giornaletti o, appunto, qualche storia raccontata. Il Maresciallo Lo Castro fu un vero maestro per farci propendere per la seconda opzione; era inarrivabile nel raccontare e nel mantenere viva l’attenzione.
La pronuncia corretta di una voce calda e coinvolgente e il tipo di avvenimenti rappresentati stavano alla base dell’esposizione di fatti ed episodi tratti dall’Iliade (i grandi eroi Ettore e Achille …) e dai “Quattro moschettieri” (D’Artagnan, Aramis, ecc.), dalla Rivoluzione francese (la Primula rossa …) che catturavano letteralmente l’attenzione di noi bambini che fantasticavamo sull’eroe omerico Achille, o sulle strane divise degli Ussari e sulle uniformi bianche dei Dragoni.
La narrazione era una specie di serial narrativo e veniva fatta a puntate e ciò la rendeva estremamente interessante (eravamo esseri semplici, ci bastava così poco …) e fonte di ricatti (<<… se non fate i bravi niente racconto>>).
Tutto zucchero e miele? No, oltre la carota c’era anche il bastone. L’Istitutore era un po’ un padre di famiglia all’antica, con ciò intendo che esigeva obbedienza e rispetto e quando uno dei due doveri mancava, le punizioni fioccavano facendoci intendere senza dubbi chi manovrava il vapore.
Ed erano lunghe marce all’aperto, o numerose flessioni sulle gambe, o ancora lunghe mezz’ore inginocchiati con le mani sotto le ginocchia. Con gli occhi di oggi quanto detto sa di puro sadismo, roba da Tribunale dell’Aia, per noi tali “torture” rappresentavano solamente qualcosa appena fuori dal normale …