È Renato FERRARI che racconta …
Grande e piacevole fu la sorpresa nel vedere che l’istituto era sul mare, seppi dopo che in passato era stata una base di aerei idrovolanti, il mare era bellissimo e calmissimo.
Appena completate le attività di presentazione, corsi alla rete di confine per godermi il mare: mi sentivo meno solo perché mi sembrava di stare al mio paese. La mamma, nel frattempo, era andata a Fezzano, la frazione dopo Cadimare, dove aveva trovato alloggio presso le suore e quindi sarebbe venuta a trovarmi durante i due – tre giorni di permanenza lì, prima di ripartire. Il collegio era organizzato su più palazzine. La palazzina “alloggi” aveva al piano terreno il refettorio e una sala “uso cinema” dove negli anni si sarebbero svolti anche degli spettacoli a cura degli allievi, al piano seminterrato il guardaroba ed i servizi, al primo piano le camerate con la novità dei letti singoli invece delle brande a castello.
La palazzina “studi” era destinata alla Direzione al piano terra e alle aule al primo piano; un’altra, la palazzina “Ufficiali”, con l’omonimo circolo, un’esclusiva terrazza sul mare e il relativo approdo, ospitava il Comandante e gli Ufficiali; a poca distanza un campo da tennis. C’erano poi le “officine”, la palazzina “Comando”, l’autoreparto, la centrale elettrica, e infine un piccolo fabbricato con l’infermeria, il centralino telefonico e le celle.
Molto importante per me era la presenza di un bellissimo campo di calcio regolare, circondato dalla pista di atletica; successivamente fu realizzata anche una pista di pattinaggio una cui porzione era adattata a campo di pallavolo, ed infine un campo di pallacanestro.
Negli anni successivi, nelle “officine” furono attrezzati i laboratori della scuola dei “battimazza”, cioè dei futuri periti tecnici. Laboratori di tutto riguardo che, a detta degli stessi docenti, erano di molto superiori a quelli dell’analogo istituto tecnico di La Spezia; neppure l’università di Pisa disponeva di un laboratorio all’altezza di quello di elettrotecnica ed elettronica dei nostri “battimazza”. Sul piazzale prospiciente il mare, un tempo destinato all’alaggio degli idrovolanti, nei primi anni ’60 fu edificata una struttura sopraelevata con una grande palestra, definita tra le migliori a livello nazionale, la cui realizzazione era stata purtroppo favorita da una tragedia nazionale. Nel novembre del 1961, in Congo, a Kindu, erano stati trucidati tredici nostri aviatori della 46a aerobrigata di Pisa appartenenti al contingente ONU lì impegnato in missione di pace. La popolazione italiana, addolorata e scossa, aveva risposto con generosità a un appello della Rai che, attraverso la radio, si era fatta promotrice di una “raccolta fondi nazionale” – forse la prima in Italia – a conclusione della quale, su suggerimento dei vertici dell’A.M., la somma raccolta era stata destinata all’O.N.F.A. che l’utilizzò per dotare di una “signora” palestra gli allievi dell’istituto “Umberto Maddalena”.
Gli orari delle operazioni giornaliere non erano cambiati. Solo che, a differenza di Firenze dove ci si muoveva al coperto all’interno dello stabile, qui gli spostamenti tra una palazzina e l’altra avvenivano passando all’esterno anche quando pioveva, e qui, di pioggia, grazie a Dio, ce n’era sempre in abbondanza; non a caso, La Spezia era (e forse lo è ancora) conosciuta come “l’orinatoio d’Italia”!