È Paolo GIARETTA che racconta …
Il massimo della goduria festiva per noi delle elementari lo si raggiungeva la domenica. Assolti i nostri doveri religiosi con la messa (in latino) e la comunione, superate le due ore di studio obbligatorio, nel pomeriggio venivamo condotti al cinema. Chi si immagina un vasto ed elegante locale con poltrone rosse, la moquette e una graziosa ed elegante mascherina pronta ad accompagnare l’ospite, è bene che riveda le sue idee e si sforzi di considerare una realtà molto più ruspante e modesta.
In effetti anche il “modesta” è un termine che non rende ancora l’idea di cosa fosse quel posto dove proiettavano film di vario tipo, con prevalenza quelli in costume tipo “I dieci Comandamenti” o “Ben Hur”, senza escludere i western americani; tutte pellicole datate che andavano per la maggiore un bel po’ di tempo prima.
Il locale, non grande, piuttosto scalcagnato e con i classici sedili di legno, era celato tra le semplici case di Fezzano, appoggiate una sull’altra e abbarbicate tenacemente sulla parte collinare che componeva la costa del golfo. Quel piccolo ambiente, presumo parrocchiale, desiderato e agognato da noi piccoli, trovava posto alla sommità di una scomoda salita fatta di gradoni, tipica dei borghi liguri. Comunque, il fatto di arrampicarci per quelle strette viuzze tra biancheria stesa al sole, porte e finestre aperte e donne sedute sugli usci a chiacchierare ci offriva la possibilità di osservare spezzoni di vita normale il cui significato ci stava sfuggendo. L’Istitutore, che teneva la (povera) cassa di noi piccoli allievi, pagava l’ingresso per tutti (non escludo che qualche volta abbia aggiunto di suo …) e dava qualche decina di lire per comprarci un cartoccetto di semi di girasole o gomme americane.
Com’eravamo poveri e semplici!
I film, che avevano già fatto più volte il giro delle sale dello Stivale, arrivavano in quella saletta parrocchiale ammuffiti e tagliati in più parti, tanto che si narrava che del famoso film “I dieci Comandamenti” ne pervenivano solo cinque, tutto il resto era lasciato alla fantasia dello spettatore. Era comunque fonte di emozioni per noi che partecipavamo con estrema attenzione allo svolgersi delle scene del film, tutti seguivamo la storia commentando a voce alta le azioni dell’eroe del momento sino a parteggiare con tifo da stadio quando il protagonista del momento vinceva sul bandito di turno. La fine del filmato vedeva una sala satura nella parte superiore da un fumo denso di sigarette (gli adulti fumavano tutti senza eccezioni, abbondantemente e ovunque) e la parte inferiore disseminata in ogni angolo di bucce di semi, di carte di caramelle, di bucce di arancia e di cicche di sigarette.