È Renato FERRARI che racconta …
Inizialmente l’accoglienza dei ragazzi di La Spezia nei nostri confronti non era stata entusiasmante: noi andavamo a scuola in divisa da aviatore, e si sa che, quasi sempre, le ragazze non sono indifferenti al fascino della divisa azzurra, per i maschietti eravamo dei temibili concorrenti; inoltre, il nostro portamento deciso e sicuro era scambiato per arroganza. Dopo un po’ di tempo, frequentandoci come compagni di classe, la diffidenza venne meno e diventammo amici; il nostro punto di ritrovo dove ci davamo appuntamento era “La Fiorentina”, una gelateria in una traversa di via Chiodo, dove trascorrevamo insieme la domenica. Io andavo a scuola al “Manfredo Da Passano” in piazza Verdi, un istituto tecnico per Geometri e Ragionieri nel quale frequentai dal terzo al quinto anno, diplomandomi Geometra; per nostra fortuna, grazie a Ragioneria, l’istituto era frequentato da molte ragazze con cui fare amicizia. Quella fu l’età delle amicizie inossidabili, quelle che rimangono tali per sempre pure se le vicende e le scelte della vita ci portano lontani gli uni dagli altri, fisicamente distanti ma uniti dai valori condivisi e dalle comuni radici, anche quando ci si perde di vista per tanti anni.
Mi furono più vicini di altri Roberto Fedri di Gorizia e Franco Antonelli di Tarquinia, quest’ultimo prematuramente e tragicamente scomparso in Africa, dove si trovava quale Addetto all’Ufficio Cooperazione del Consiglio dei Ministri. Nell’estate del 2009, con mio grande piacere passò a trovarmi a Bovalino, ove ero in vacanza, un altro vecchio amico, il mio compagno di squadra e di classe Micheli, originario di Brunico.
È una caratteristica di noi Onfini avere tanti amici sparsi per tutta Italia e anche all’estero. Le nostre sono amicizie cementate dalla vita in comune per tanti anni e anche dalle condivise intemperanze giovanili: le consuete fughe dal collegio scavalcando il muro e il reticolato, non per tornare a casa, ma per trascorrere un pomeriggio fuori, in libertà; la scuola guida “fai da te” su un automezzo furtivamente preso in prestito di notte dall’autoreparto e, a volte, ingloriosamente terminata contro un albero nel viale dell’istituto; l’impiego di un tappo di spumante nella realizzazione di un falso timbro del collegio con la firma del Tenente Russo per giustificare le assenze a scuola; l’azione da “commando” notturno di chi, per falsificare i propri voti nei registri, si fa rinchiudere nell’edificio scolastico a fine giornata e poi, rocambolescamente, riesce a uscirne per prendere l’autobus e quindi rientrare, come nulla fosse, in istituto.