È Luigi POLIDORI che racconta …
Il Colonnello Raoul Torazzi, Direttore dell’istituto, possedeva uno degli allora prestigiosi motoscafi “Riva”, che noi allievi, durante l’inverno, vedevamo incappottato nel rimessaggio delle barche. Il Colonnello cominciava a usarlo ad inizio estate, quando, finite le scuole, eravamo tutti a casa; infatti, in acqua, noi non l’avevamo mai visto.
In terza media rimanemmo in collegio qualche giorno in più per sostenere gli esami di licenza. In quei giorni, tra una prova scritta ed una orale, ci capitò di assistere ai preparativi per la messa in acqua del “Raoul 2°”.
Il motoscafo fu portato fuori dal rimessaggio, lavato e tirato a lucido. Alla fine del “maquillage” si presentava come non l’avevamo mai visto prima: elegante, tutto lucido … sia le parti in mogano, che quelle metalliche cromate. Era proprio un bel motoscafo! L’idroscalo “Luigi Conti”, in passato, aveva vissuto un periodo di importanti attività, ma cessata l’era degli idrovolanti, era entrato in disuso, fino a quando non divenne sede del nostro istituto.
Del vecchio idroscalo rimaneva ancora qualche traccia: il molo di alaggio, un grande piazzale dove venivano tirati in secco gli idrovolanti. Qualche grossa lancia, che probabilmente era servita per condurre gli equipaggi a bordo degli idrovolanti, ora veniva usata nel periodo estivo, quando era aperto il soggiorno dell’Aeronautica sull’isola della Palmaria.
La cosa che saltava maggiormente all’occhio, quale retaggio di un passato di intensa attività aviatoria, era la grande gru ancora perfettamente funzionante, che serviva per spostare da terra all’acqua e viceversa gli idrovolanti. Con la grande gru, che aveva anche la cabina di manovra, era rimasto in servizio pure un Maresciallo gruista.
Quando il “Raoul 2°” tirato a lucido fu pronto, il delicato compito di metterlo in acqua, ovviamente, non poteva che essere affidato al Maresciallo gruista.
Eravamo molto curiosi di vedere quell’enorme gru all’opera. Per nostra fortuna, la messa in acqua avvenne quando noi non eravamo impegnati con gli esami, e seppure a debita distanza, avemmo l’opportunità di seguire tutte le operazioni.
Il Colonnello Torazzi, tolta la divisa, si era vestito in stile “yacht-man” con pantaloni blu, camicia bianca e berretto da Comandante di nave. All’uscita in mare avrebbe partecipato pure la moglie, anche lei in abbigliamento marinaro, ma con colori invertiti rispetto al marito: pantaloni bianchi e camicetta blu, occhiali da sole e cappello di paglia inglese a tesa larga; accanto al marito, avrebbe assistito anche lei alla posa in acqua.
Il Maresciallo gruista, pronto per le manovre, salì in cabina, coadiuvato a terra da due Avieri addetti alle operazioni di imbrago. Quello, per noi ragazzi, era il momento più atteso, vedere sollevare il motoscafo, girare il braccio e poi calare in mare il prezioso carico, era un’operazione da non perdere.
Tutto sembrava svolgersi con efficienza e maestria. Il braccio della gru si mosse fino ad arrivare sulla verticale del motoscafo, il paranco scese lentamente, i due Avieri vi agganciarono l’imbrago e, con un cenno della mano, diedero il “via” al Maresciallo quando fu il momento di mettere l’imbrago in tensione.
L’operazione fu eseguita prontamente e con precisione. Conclusa la fase di aggancio, come previsto dalle norme di sicurezza, i due Avieri si allontanarono per lasciare che il Maresciallo gruista completasse in sicurezza le ultime fasi dell’operazione.
Il “Riva” cominciò ad alzarsi, all’altezza ritenuta giusta dal manovratore si fermò e iniziò la rotazione verso il mare, ma qualcosa andò storto, forse le cinghie di imbrago non erano state ben posizionate o la manovra di rotazione era iniziata troppo bruscamente; a noi osservatori in incognito tutto ciò non fu dato saperlo.
Fatto sta che, inaspettatamente, vedemmo il motoscafo scivolare lentamente da un lato, la prua si abbassò e uscì dalla cinghia di imbrago.
Il “Raoul 2°” rimase per qualche attimo appeso all’imbrago di poppa così come un impiccato, per poi sganciarsi completamente e cadere rovinosamente sul bordo del molo facendo un gran botto.
Questo è ciò che videro i nostri occhi increduli!
Le parole che le nostre orecchie udirono uscire dalla bocca del Colonnello Torazzi rivolte al Maresciallo gruista, forti e chiare nonostante la debita distanza, spaventarono pure noi che non avevamo alcuna responsabilità del disastro.
Vista la drammatica situazione, rapidamente ci dileguammo, non volevamo che il Colonnello si accorgesse che avevamo assistito alla sciagurata fine del suo motoscafo.
Quando ritornammo in collegio per l’inizio del successivo anno scolastico, eravamo curiosi di sapere in quali condizioni fosse il “Raoul 2°”, ma non riuscimmo a vederlo, al rimessaggio barche non c’era più. E non si videro più in giro nemmeno il Maresciallo gruista e i suoi aiutanti, di loro si era persa ogni traccia.